Raccolta ordini di repressione

Sulla scia di due EP pubblicati sull'etichetta di Bristol Shall Not Fade, Felipe Gordon si sta preparando per l'uscita del suo album di debutto sull'importante etichetta britannica. Con il contatto umano al minimo assoluto, è piacevole ascoltare un disco di musica elettronica che si allontana dalla macchina a favore dell'organico. L'abilità di Gordon di fondere una complessa strumentazione jazz con linee di basso acide, l'estetica house dell'età dell'oro e i suoni culturali del Sud America non ha rivali; creando dischi house distintivi, belli ed emozionanti dalla sua casa nella capitale colombiana di Bogotà.

“A Landscape Onomatopeya” è stato realizzato attraverso il concetto di un dipinto; esplorando sfumature, cambi di tono, uso della luce. “Mi sono ritrovato a fare tonnellate di musica e a chiedermi come iniziare il processo di creazione di un album”, dice, “qualcosa con più concetti; un lungo viaggio tra tutte le diverse influenze musicali che ho in testa. Volevo provare a realizzare qualcosa con anima, profondità e una malinconia intrinseca. Più organico, più umano”.

Il disco – che include la parola spagnola Onomatopeya come affermazione colombiana e inno alla scena house latinoamericana – prende il via con il funk di prima serata di “How Do You Spell That”, la distinta dolcezza della canna da zucchero di Guaro sospesa nella tarda luce del sole. . "Wes" si avventura nel territorio dell'hip hop; boom bap polverosi, scratch anni '90 e chitarra dal vivo che provocano un'atmosfera che si trova da qualche parte tra Dilla e il collega colombiano AvenRec prima che il lato A raggiunga il suo climax con un taglio di funk alla Gil Scott-Heron su "She Will Come".

Il lato B alza il sipario e con esso arrivano due tagli di house sublimi, uno più colorato dell'altro. "The Colombian Excursions of House Music" fa esattamente quello che dice sulla scatola; fondendo pattern di batteria sudamericani con l'innovazione creativa del jazz dal vivo per creare un'energia latinoamericana poco illuminata. "Momma, It's A Long Journey" mantiene un'atmosfera più progressiva mentre si snoda attraverso sottili colpi di acido, atmosfere radiose e una miscela ossimorica di voci tristi e speranzose.

Le pulsazioni del nastro e i breakbeat compongono il lato C mentre approfondiamo la tavolozza sonora di Gordon: pensa a The Cyclist e Kaytranada, ma con un'atmosfera ibero-americana. "Howl" si snoda lentamente attraverso le cabine piene di fumo di un jazz café mentre i suoni di Detroit e Chicago si frantumano e si infrangono ("Away", "Das Nuyorican Vibes") sulla folla sottostante, prima che "Brazil" ti inviti fuori per una sigaretta post-danza con il suo boom-bap downtempo e la sua dolce energia.

Il disco si conclude con tre tagli D-side che incapsulano perfettamente la sua visione artistica. "Come per l'album stesso, il processo artistico è stato incentrato sulla struttura e sul trattamento analogico", afferma. “Abbiamo utilizzato vecchie fotocamere Pentax con rullini Ilford in bianco e nero per ottenere un'atmosfera intima. Ho scoperto che la mia mente era attratta da un paesaggio con una casa nel profondo delle montagne di Bogotà; dove sto sempre con la mia ragazza e i miei amici. È un posto tranquillo ed emozionante. Lontano dalla città."

Linee di basso sinuose, luccichii vibranti e audaci strumentali jazz completano adeguatamente un disco davvero bellissimo e consolidano ulteriormente la reputazione di Shall Not Fade come etichetta con il dito sul polso dell'eccitante musica dance.